La natura potente e dirompente di questa emozione primaria ha portato la moderna psicologia a sperimentare e individuato varie tecniche per contenerla in modo efficace.
Esse sono risultate assai utili per ridurre i momenti di picco, ma molto meno nell’estinzione di tendenze rancorose se successivamente non si ascolta il messaggio che quella rabbia ci sta portando.
Perché le emozioni sono un linguaggio!
Filologicamente più antico di quello razionale, più istintivo, più automatico.
Ma un linguaggio del tuo essere, che ti avverte o ti chiede qualcosa.
Di conseguenza, se ci limitiamo solo a diminuire l’intensità della rabbia provata senza comprendere cosa ci stia dicendo, non faremmo il nostro bene.
Il bisogno per cui si è attivata permane, e troverà altre vie per farsi sentire.
Insomma, cadremmo nell’errore di inibire una emozione spiacevole, che, tuttavia, resterebbe attiva dentro di noi, pronta ad esplodere nuovamente o a emergere in maniera più sottile in tutto quello che facciamo o diciamo.
Forse noi non ce ne accorgeremmo neanche, ma i nostri interlocutori si, allontanandosi da noi per il ripetuto disagio che provano nello starci vicino.
Ma cosa ci chiede la Rabbia?
Essa è un’emozione che si attiva in risposta alla percezione di un aggressione o a una mancanza di rispetto dei nostri confini.
Se in epoche passate prevaleva come risposta ad un’aggressione fisica (una belva che ci assale, un nemico che ci vuole uccidere) o una violazione di confini concreti (un’invasione dei nostri campi coltivati, del nostro territorio), oggi è più frequente che risponda a violazioni psicologiche o di status sociale (qualcuno che ci manca di rispetto, che ci sminuisce, che ci manipola psicologicamente, ecc.).
Il suo messaggio, quindi, è quello di tutelare te stesso e i tuoi confini psicologici di fronte stuazioni percepite come minaccia al proprio Io personale.
Se, per esempio, vivo una situazione di lavoro disfunzionale dove vengo sminuito e svalorizzato non basterà diminuire l’intensità dell’emozione per risolvere il problema, ma sarà necessario trovare soluzioni che mi tutelino e valorizzino in quel contesto.
Così si risponde al messaggio di aiuto che tramite la rabbia il tuo mondo interno ti stava inviando.
Anzi, impiegata come forza propositiva nell’agire le soluzioni trovate per rendere sana la situazione disfunzionale, la rabbia si rivela un ottimo alleato.
Allora le tecniche per ridimensionarne le forme estreme acquisiscono senso come “abbassa l’eccesso così non agisci avventatamente e incanala questa carica forte nel realizzare davvero il miglioramento”.
Diventa un potere che nutre la determinazione e la motivazione a cambiare in meglio ciò che non va.
Ascoltando il messaggio che ci porta e prendendosi carico di quanto richiesto si risponde alla chiamata dell’Apollineo “Conosci te stesso”.